Motto

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.-B.Brecht

domenica 29 aprile 2012

Nuovo soggetto politico 2


L’articolo di Asor Rosa (Il Manifesto del 27/4) sul nuovo soggetto politico è polemico e tagliente. Vediamo alcuni passaggi significativi.
Politica. L’autore condivide l’idea che la “democrazia rappresentativa” e quella “partecipativa” dovrebbero integrarsi e riequilibrarsi profondamente. Non è d’accordo sul fatto  che il versante della “democrazia rappresentativa” (partiti) sia da buttare, e l’altro, quello della “democrazia partecipativa”, tutto da valorizzare ed esaltare; sarebbe  sbagliato e autolesionista. La realtà dei 8101 comuni italiani è complessa ed eterogenea; alcuni sono virtuosi, la maggioranza no, anzi centri di potere corrotti e di interesse privato. E’ giusta l’idea che la democrazia partecipativa spinga per una riforma profonda e per una diversa nozione e pratica della politica.

Principi, ideologia. La globalizzazione non ha tolto di mezzo il fondamentale antagonismo tra capitale e lavoro, lo ha anzi ingigantito,  reso planetario. Nel “Manifesto” non c’è traccia di questo: i nuovi soggetti spostano il terreno dello scontro sui “beni comuni”. Se i beni comuni sono innalzati a orizzonte ideologico e di valore del nuovo movimento, “ci si dovrebbe chiedere non solo dove va, ma anche da dove viene un movimento così orientato”.
L’origine, secondo A. Rosa, in parte, è derivato dall’opera di Toni Negri e M. Hardt “Comune”, dove il “comune” negriano è, esplicitamente, il frutto del chiaro rifiuto e superamento del vecchio operaismo e della teoria marxiana del valore (ci ritorneremo, magari in altra sede, ndr), perché i beni comuni sono obiettivi strategici nella prospettiva biopolitica  di una” democrazia della moltitudine”. A.Rosa afferma che dal “Manifesto” scompaiono le categorie: classe, popolo, sinistra e destra. Non solo, scorge un legame con la Chiesa cattolica, perché il “bene comune”, occupa un posto centrale nell’agire sociale e pastorale della chiesa nel Mondo.
Comportamenti e passioni: come conciliare: inclusione, virtù sociali, mitezza e fermezza, riportati nel “Manifesto” e l’incredibile violenza dell’attuale sistema di sfruttamento globale?
“Beni comuni” e “Pubblico”. Citando S. Rodotà che definisce i beni comuni: “ Essi sono quelli funzionali all’esercizio di diritti fondamentali, e al libero sviluppo della personalità, che devono essere salvaguardati sottraendoli alla logica distruttiva del breve periodo, proiettando la loro tutela nel mondo  più lontano, abitato dalle generazioni future”, A.R. si chiede se questa definizione non coincida con quella di “pubblico”.
 ”lo Stato democratico-capitalistico moderno, nella sua complessa strutturazione”, deriva dalle spinte  delle classi subalterne,  dalle loro esigenze, interessi, modi di vita, che hanno lasciato un segno consistente (si pensi alla Resistenza, alla Costituzione e alle lotte iniziate negli anni ’60); “lo Stato è stato( e in parte ancora è) un’articolazione del “pubblico” che tra le proprie funzioni più specifiche e prestigiose ha quella di proiettare la tutela dei beni di interesse comune”. Sanità pubblica, scuola pubblica, università, ricerca, pensioni, diritti del lavoro, solidarietà sociale, tutela del territorio, giustizia, sono i principali requisiti imperniati sul “pubblico”. Quindi, la battaglia per i beni comuni non sarebbe meglio farla  per l’allargare e rafforzare il   “pubblico”, oggi sotto forte attacco?
Ieri a Firenze 1400 persone hanno scelto il nome del nuovo soggetto politico: Alba, acronimo di alleanza per il lavoro, beni comuni, ambiente con l’obiettivo di rifondare la rappresentanza, sconfiggere l’antipolitica e combattere il neoliberismo. Ci ritorneremo


Nessun commento:

Posta un commento