Motto

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.-B.Brecht

mercoledì 23 novembre 2011

E L’AMBIENTE?

Scrive giustamente  G. Viale su Micromega di novembre, che l’ambiente non  è un settore, ma un principio che dovrebbe ispirare tutta l’attività di governo. Vale a dire, che tutte le attività e iniziative promosse dagli altri ministeri, da altri organismi dell’ordinamento pubblico e dell’imprenditoria privata, dovrebbero passare al vaglio del Ministero dell’ambiente. La tutela dell’ambiente è finalizzata alla sostenibilità dei modelli di consumo e dei sistemi di produzione e richiede la messa in atto di politiche sociali, economiche e  industriali sostenibili. 
Nel discorso di insediamento del suo governo, M. Monti non sfiora nemmeno una volta le problematiche ambientali, non c’è un accenno ad una inversione di tendenza, ma continuità con le politiche economiche, fallimentari, finora adottate. L’obiettivo del governo è quello di rilanciare la crescita, sostenuto da buona parte del centro-sinistra , e rimettere in sesto il rapporto Pil\debito. Quale crescita? Come?  Se gli obiettivi che si prefissa sono pura pratica contabile,  ci troveremo ancora con il rilancio delle grandi opere, privatizzazione dei servizi, tagli al welfare, alla scuola e alla sanità. Monti elogia Marchionne e la riforma Gelmini, poveri noi, il risveglio sarà peggio dell’incubo berlusconiano! Si ci sarà qualche aggiustamento fiscale per famiglie e imprese, acquisteremo un po’ di credibilità internazionale, non assisteremo quotidianamente alle esternazioni improprie di questo o quel ministro, ma la sostanza rimane la stessa. Ieri l’ultimo disastro idrogeologico  in provincia di Messina, alcuni giorni fa, l’allarme dell’IPCC  sul riscaldamento globale che si sta avviando verso un punto di non ritorno. Eppure, e proprio qui sta l’altra faccia della medaglia, si può avviare la crescita con le necessarie opere di risanamento territoriale e ambientale( tantissime sicuramente), riconvertire e salvare le imprese e l’occupazione con la green economy, riqualificare scuola, università e ricerca, rilanciare l’industria agro-alimentare e una agricoltura sostenibile, i prodotti (tantissimi) a marchio, i distretti del made in Italy, il turismo, una mobilità sostenibile, una riconversione energetica e quant’altro. Sarebbe una rivoluzione, culturale e sociale, e le rivoluzioni epocali non sono mai partite dall’alto, ma dal basso, come ci stanno insegnando tutti i movimenti degli indignados. Utopia? Forse, ma possibile!

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