Motto

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.-B.Brecht

lunedì 18 giugno 2012

Ecosistemi


L’articolo della Ciuffreda permette alcune riflessioni. La Natura che consideriamo sempre uguale a se stessa, luogo dell’identico e del ripetitivo, è una continua mutazione. Il movimento e la trasformazione ne costituiscono la Legge fondamentale. La ricerca di equilibrio negli ecosistemi naturali è un processo spontaneo, dinamico, ossia ad ogni perturbazione esterna, l’ecosistema “risponde” ricercando un nuovo equilibrio, sicuramente mai uguale a quello originario. Un ecosistema è un sistema aperto perché scambia materia ed energia con l’esterno,  ed è in relazione/ compenetrazione con tutti gli altri ecosistemi limitrofi, costituendo così una fitta rete soggetta a infinite variabili. La Terra è un macro ecosistema, un vaso con una pianta un micro-ecosistema. La capacità di un ecosistema di riassorbire una perturbazione dipende da molti fattori, primi fra tutti,  il tempo e l’entità, ossia la gravità del danno subìto. Ma dipende anche dalla natura dell’ecosistema, dalla sua fragilità. Ad esempio un lago, rispetto ad un fiume è un ecosistema più fragile, e lo sono generalmente, quasi tutti  gli ecosistemi con poche specie viventi (scarsa biodiversità).Se per cause esterne viene a mancare un anello, un nodo di un sistema siffatto, le conseguenze saranno molto probabilmente  distruttive.
Ma oltre che naturali, ci sono anche gli ecosistemi artificiali, come ad esempio un campo di grano, un filare di pioppi, un giardino. Qui se l’intervento umano è rispettoso e sapiente, il nuovo equilibrio si “ricompone” ciclicamente, anche in  ambiente antropizzato, dimostrando tra l’altro, come in natura non esiste  il concetto di rifiuto. Si può leggere nel Capitale di Marx: “il sistema capitalistico ostacola un’agricoltura razionale, ovvero che quest’ultima è incompatibile col sistema capitalistico (benchè esso ne favorisca lo sviluppo tecnico”), ed ancora: “ ogni progresso dell’agricoltura capitalistica costituisce un progresso non solo nell’arte di rapinare l’operaio ma anche nell’arte di rapinare il suolo; ogni progresso nell’accrescimento della sua fertilità per un dato periodo di tempo, costituisce insieme un progresso della rovina delle fonti durevoli di questa fertilità.. La produzione capitalistica sviluppa…la tecnica e la combinazione del processo di produzione sociale solo minando nel contempo le fonti da cui sgorga ogni ricchezza: la terra e l’operaio” (C, I, pp 552-553, e III, p, 926). Ecco,  qui si comprende chiaramente l’elemento storico di rottura, frattura,  con le società precedenti, il cui uso dello spazio è sapere concreto, accumulato storicamente, fatto di leggi pratiche e di dettagli.  Lo spazio costituisce la struttura materiale delle Civiltà: è l’ambiente, è il territorio. E dunque Storia e Civiltà sono innanzitutto elementi organizzatori dello spazio, non sono da questi separabili, se non per astrazione (E.Fiorani). Le società umane, nel corso del tempo, organizzano, razionalizzano geometricamente (in orizzontale e verticalmente) lo spazio. Questo non è solo funzionale a spostamenti, orientamento, produzione e quant’altro, è l’essenza della autoconservazione della specie: è la separazione con l’ambiente “esterno”, l’altro, diverso e sconosciuto, non controllabile e quindi fonte di pericolo; in sanscrito la parola foresta è “aranya” che significa “strano”! Ma il salto epocale sta tutto  negli ultimi cinquant’ anni, perché salta quel rapporto che vincola ambiente e società, mediato dalle risorse. Lo sviluppo delle infrastrutture ,dei mezzi di trasporto,  della telematica, le conoscenze tecnologiche, slegano di fatto questi elementi fondamentali: le risorse si possono trovare altrove e a prezzi più convenienti, mobilità e migrazioni muovono le persone, fenomeni come le agglomerazioni industriali non hanno più convenienza nelle cosiddette economie esterne. Il capitalismo, nella sua lotta di classe, frantuma, dove può, le grandi concentrazioni industriali, indebolendo sindacati e lavoratori. La fabbrica-Mondo è un attacco formidabile non solo ai lavoratori, ma all’ambiente, al territorio, con una intensificazione dello sfruttamento degli spazi che sta minando seriamente l’ecosistema Terra. Non è casuale che a partire dagli anni ’90 (e qui nel nostro territorio è una realtà tangibile e verificabile) “saltano” le forme e le regole di controllo e razionalizzazione territoriale, per poi estendersi perfino a livello di Stati. E’ qui il livello massimo , caotico, non più mediato da conoscenza e sapienza sociale , che si ha la destrutturazione territoriale: grandi opere, infrastrutture, crescita insensata di quartieri, ipermercati, capannoni, ecc.  I disequilibri ecosistemici, purtroppo poco percepiti, marciano ad un ritmo insostenibile, allargandosi. Non sono teorie catastrofiste, è la pura e semplice analisi scientifica dei dati e dei fatti, e sembra essere solo questione di tempo. Che fare? A livello individuale bisogna acquisire la consapevolezza che ogni nostro consumo di merci( non essenziali, superflue, alle quali si può facilmente rinunciare), mette in moto questo meccanismo, lo moltiplica. Evitare ogni forma di spreco (acqua, energia, rifiuti, e altro). A livello sociale e collettivo bisogna ripensare ad un altro modello di sviluppo, e nel mentre, sostenere tutte le forme di resistenza e di lotta, contro opere insensate come la Tav in Val Susa. Oppure reinventarsi forme nuove collettive: a Todmorden (GB) da anni un collettivo pianta ortaggi, alberi da frutto in spazi pubblici. Tutti possono usufruire dei prodotti, liberamente. L’obiettivo dichiarato è quello di far diventare la cittadina (17000 ab) autosufficiente dal punto di vista alimentare entro il 2018. Coivolte scuole, attivati corsi, l’esperienza ha accresciuto tra gli abitanti la consapevolezza e la coscienza sociale  che altre vie sono praticabili.
Non sembra il caso di aspettare la prima grande catastrofe!
p.s. per ecosistema si intende un ambiente con determinate caratteristiche chimico-fisiche (acqua, temperatura, luce, suolo, ecc) popolato da organismi vegetali e animali, in relazione, interagenti, tra loro e con l’ambiente.
Fabio


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