Motto

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.-B.Brecht

lunedì 19 settembre 2011

Magenta una prima proposta per il futuro


In uno dei post precedenti segnalai la strana condizione di costanza insediativa nell’ambito cittadino di Magenta. Se prendiamo i comuni del circondario ciò è profondamente diverso. Il fenomeno conurbativo del capoluogo milanese infatti ha “scaricato” su gran parte dei comuni di prima e seconda cintura il peso della fuga di cittadini. Non bisogna farsi trarre in inganno dal fatto che Milano sembra perdere non poi così tanto perché in realtà una buona parte della fuga verso l’esterno è stata reintegrata dal fenomeno immigratorio. Anche Magenta segue un percorso omologo.
In sostanza si sta verificando un invecchiamento della popolazione storica residente (per intenderci gli italiani DOC), una diminuzione di abitanti giovani di origine “squisitamente italiana” con una integrazione di popolazione residente di origine immigratoria. Il saldo numerico rimane più o meno costante da circa 35/40 anni. Tuttavia negli ultimi vent’anni, come per gran parte dei centri urbani della Lombardia, è avvenuta una drastica diminuzione di popolazione operante nel settore secondario “nudo e crudo” con la conseguente dismissione delle  industrie storiche della zona. Quasi sempre, Milano insegna prima di tutti gli altri, tali grandi aree industriali dismesse sono state sostituite da agglomerati di edifici residenziali o, in taluni casi, da nuovi insediamenti terziari. La situazione della Novaceta di Magenta rappresenta uno degli ultimi passi nella direzione che sto illustrando. La politica cittadina, sinistra e destra indifferenziatamente, ha dimostrato di non essere in grado di gestire il fenomeno di cui trattasi con lungimiranza ed intelligenza sociale. In prima istanza quello che si può desumere è nuovamente la predisposizione dei politici, in generale, a non considerare i problemi e le questioni se non quando i disastri sono già in corso di accadimento (si rinforzano gli edifici dopo il terremoto ed i morti, mai prima). Questo dipende da una scarsa preparazione a governare i fenomeni sociali ed i cambiamenti in divenire. Novaceta è indubbiamente un affare ma non certo per i suoi lavoratori. Lo è per i grandi operatori che si nascondono dietro le teste di legno che fino ad oggi hanno “finto” di impegnarsi a recuperare alla vita produttiva un’industria che non può rientrare nel mercato per lampanti ragioni economiche. La riconversione, anche per ragioni fisiche degli stabilimenti, richiederebbe grandi investimenti in un periodo storico ove già l’industria sana soffre, figuriamoci quella improduttiva che necessita di grandi capacità di investimento nel futuro. Ciò presuppone l’esistenza di un tipo di imprenditore oggi totalmente assente in Italia (o quasi). Quindi? Sarebbe facile, innanzi tutto, prendersela con la giunta del Gobbo che, come gran parte dei politici italiani chiacchera molto ma combina poco, tuttavia il problema Novaceta era già ben evidente all’orizzonte con la giunta Labria. Tale sindaco ha imposto il mantenimento della destinazione produttiva per l’area in questione, e Del Gobbo, torto collo, l’ha dovuta mantenere anche nel nuovo PGT. Sì, ma di nuovo, quindi? E’ evidente che il problema Novaceta non può essere affrontato solo con il mantenimento produttivo sulla carta di un Documento di Piano perché tale iniziativa occorre solo come pezza giustificativa nei confronti di una opposizione incalzante. Dal canto suo una sinistra priva di proposte concrete e verosimilmente attuabili non è stata in grado di fornire soluzioni concrete. Siamo in vista di nuove elezioni amministrative e la comprensione del problema Novaceta deve spingere chi condurrà le campagne elettorali per le destre e, soprattutto, per le sinistre a proporre soluzioni innovative ed “integrate". L’area Novaceta è strategica per Magenta e per la zona. Il progetto infrastrutturale di connessione della nuova bretella di collegamento con la tangenziale ovest di Milano accentua (pericolosamente) l’appetibilità dell’area. Tale fenomeno va governato comprendendo l'importanza della potenzialità di interconnessione nodale che rappresenta l’area Novaceta collocata in adiacenza ad una stazione ferroviaria dotata di uno scalo merci praticamente in via di quasi dismissione (quasi inutilizzato). La questione va giocata su tale argomento ed è in tale ottica che va ridisegnata la vocazione produttiva dell’area in una veste micro produttiva ( ad esempio con l’uso di un Piano per gli Insediamenti Produttivi) coinvolgendo nell’area anche il nodo di interscambio ferroviario  e ripensando il raccordo con il trasporto su gomma coinvolgendo (magari) società di trasporto da tempo in grande sofferenza. Potrebbe essere ad esempio un’idea il coinvolgimento di Trenitalia e, perché no, anche della regione Lombardia così in difficoltà nella gestione del servizio ferroviario locale. E’ del tutto evidente che varrebbe la pena vedere una proposta della sinistra (ricordate quando Moretti disse a D’Alema di farci vedere qualcosa di sinistra? Ecco una cosa del genere), augurandoci di vederla al governo della città dopo un decennio di deserto culturale di destra. Il punto di partenza potrebbe essere un serio studio progettuale della questione prendendo come punto di riferimento anche la possibilità di ricollocare gli attuali dipendenti della Novaceta e inserendo nel progetto non solo strade e nuovi volumi ma anche idee economiche concrete e attuabili. Una sfida insomma: una sfida per chi vuole raccogliere il rinnovamento nel governo della città di Magenta.  La sfida nasce nell’opportunità di trasferire l’idea del progetto all’iniziativa di chi governerà la città sottraendola a quella dei privati speculatori che volano (da anni) come avvoltoi intorno alla Novaceta in attesa di trasformare i suoi stabilimenti vuoti in metri cubi di edilizia da vendere. Rivedere il progetto nelle mani di un governo politico capace potrebbe rappresentare un segnale di svolta che ridia speranza ai lavoratoti della Novaceta e alla capacità di attrattiva economica della città.

Robert.

Nessun commento:

Posta un commento