Motto

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.-B.Brecht

giovedì 14 giugno 2012

LAVORO. La Provincia di Milano vuole privatizzare i servizi per il lavoro.



di Giobbe

Il lavoro è nell’occhio del ciclone. La Lombardia da un quindicennio è in declino e non crea nuovi posti di lavoro. E la Provincia di Milano che fa? Vuole privatizzare i servizi per l’impiego e la formazione, abbandonando così i disoccupati al loro destino (e, probabilmente, creando nuovi disoccupati).
Cosa sta succedendo? L’amministrazione provinciale di centrodestra ha proposto una delibera al Consiglio Provinciale per trasformare l’ Afol Milano (i centri per l’impiego, CPI, e quelli di formazione professionale, CFP) da azienda speciale (pubblica) a società a responsabilità limitata (privata). Ulteriore obiettivo già dichiarato è inglobare in questo nuovo soggetto privato le altre 5 Afol (agenzia formazione orientamento lavoro) della provincia.

Gli oltre 300 lavoratori pubblici coinvolti verrebbero privatizzati nel giro di un mese dall’approvazione della delibera, con la procedura del “trasferimento d’azienda” (art. 2112 Cod.civ.). Una scelta insensata: avrebbe senso solo per le attività a valenza economica, da cui poter trarre un utile, non per servizi in cui le entrate sono essenzialmente contributi pubblici (UE, Regioni, Province). Una scelta antipopolare e, probabilmente, anticostituzionale: il diritto al lavoro viene subordinato unicamente alla logica economica.
Cambierebbe radicalmente la filosofia di tali servizi, che verrebbero orientati al profitto (utili o almeno il pareggio di bilancio), e in breve tempo comincerebbero a licenziare i dipendenti (l’anno scorso Afol Milano ha avuto un deficit di circa 250mile euro, ripianato dalla Provincia).
Il paradosso è che, quando nel 2008 la precedente amministrazione di centrosinistra creò le Afol e gli trasferì le necessarie risorse economiche, volle prevedere un aumento degli addetti dei CPI. Infatti, mentre in Italia il rapporto era di 8,4 addetti ogni 1000 disoccupati (9,4 in Francia; 23,1 in Germania; 45,2 in Svezia; 58,7 in Gran Bretagna), in Lombardia era di 7,3 e in Provincia di Milano addirittura solo di 2,3.
Se passasse questa proposta della Provicia di Milano (unica in Italia) verrebbe assestato un colpo durissimo, forse definitivo, al diritto dei lavoratori (soprattutto, quando perdono il lavoro) e ai servizi pubblici universali, cioè per tutti.
L’Italia (e non solo) sta attraversando la crisi più grave del dopoguerra. A pagarla sono per primi i lavoratori. Secondo l’Istat il numero di chi ha lavoro è diminuito ancora (ad aprile erano meno di 23 milioni, il 57% della popolazione attiva, uno dei livelli più bassi in Europa). E i disoccupati sono arrivati a 2,6 milioni, il 10,2% e - tra i giovani – addirittura il 35,2%.
Secondo la Cisl, in Lombardia ci sono 367 mila disoccupati, 93 mila in più dell’anno scorso: il tasso di disoccupazione è passato in un anno dal 6 al 7,9%.
Di fronte a questa emergenza occupazionale, anche in Lombardia, anche nel milanese, la Provincia di Milano fa dietro front. Infatti, nel programma amministrativo della Giunta Podestà presentato nel 2009, c’era scritto che occorreva “revisionare le Agenzie di Formazione e Orientamento al lavoro tornando al modello dei Centri per l’Impiego, generando così risparmi ed efficienza”. Insomma, si doveva tornare pienamente al modello pubblico, dopo l’esternalizzazione (con la creazione delle agenzie Afol, comunque pubbliche) attuata nel 2008-2009 dalla precedente Giunta Penati. Invece, con una svolta di 180°, Podestà vira verso la piena privatizzazione di servizi basilari dello Stato sociale come sono quelli per il lavoro e la formazione. Si dice che così saremo pronti alla Città metropolitana (in cui dovrebbero fondersi Provincia e Comune di Milano), ma in realtà si priverebbe l’amministrazione pubblica di un fondamentale strumento di politica sociale.
I dipendenti provinciali delle Afol sono già in stato d’agitazione: a Milano il 2 luglio ci sarà sciopero. Ma non basta! Deve ribellarsi l’opinione pubblica, i movimenti, i partiti, tutti quelli che pensano che non si può favorire lo sviluppo e la crescita mortificando i lavoratori e sacrificando i disoccupati sull’altare del bilancio.

Nessun commento:

Posta un commento