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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.-B.Brecht

mercoledì 4 gennaio 2012

ISU: indice di sviluppo umano

Secondo una definizione tra le più usate,  lo sviluppo è la capacità di una società di soddisfare i bisogni principali della popolazione e di permettere a quest’ultima di accrescere il proprio benessere. Lo sviluppo non deriva soltanto dalla crescita economica ma da tanti altri aspetti che concorrono a determinare la qualità della vita. Infatti vi è sottosviluppo  dove il Pil (reddito) è modesto o basso, ma anche dove i livelli di istruzione, le condizioni sanitarie e abitative sono insufficienti. Oppure quando ci sono forti disparità sociali (pochi ricchi e moltissimi poveri), alti livelli di disoccupazione e un forte degrado ambientale.
Ma anche le libertà individuali, la parità uomo-donna, il lavoro minorile, ecc . L’ONU (1990) e altri organismi hanno coniato il termine di sviluppo umano per indicare la crescita , non solo quantitativa (il pil, la produzione, ecc) ma anche qualitativa e sociale . Per cercare di quantificare statisticamente lo sviluppo umano è stato predisposto l’indice di sviluppo umano (ISU). Questo è un indicatore macroeconomico composto perché tiene conto di diversi ambiti fondamentali per misurare appunto la qualità della vita in uno Stato. Così vengono misurati non solo il pil procapite (totale della ricchezza prodotta in un anno in uno Stato ,diviso il numero di abitanti)  ma anche la promozione dei diritti umani, la difesa dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile, lo sviluppo dei servizi sanitari e sociali, il miglioramento dell’educazione, l’aspettativa di vita. I valori dell’ISU vanno da 0 a 1; più ci si avvicina a 1 più lo sviluppo umano è elevato. Pur essendo un calcolo complesso è sufficientemente obiettivo; così ad esempio nel campo sanitario si vanno a misurare quanti dottori, ospedali, posti letto, ecc ci sono ogni 1000 abitanti e questo in linea di massima rende l’idea della situazione. Naturalmente sono medie di dati che nascondono la complessità della realtà; per esempio si possono avere discreti livelli di sviluppo umano, anche in presenza di un pil pro-capite modesto, come nel caso di Cuba e l’Argentina, e al contrario l’Arabia Saudita con un pil pro-capite elevato ma con un ISU peggiore dei suddetti paesi. Sostanzialmente è un indicatore che misura la ridistribuzione della ricchezza, quanto viene impiegato nei servizi sociali, nell’istruzione , nell’ambiente, ecc. Ogni anno l’ONU redige una classifica dei 187 Stati presi in esame; sostanzialmente si confermano sempre ai primi posti i paesi scandinavi, Canada, Australia (con valori intorno allo 0,95) e agli ultimi i paesi africani e alcuni asiatici ( 0,3-0,5). E’ interessante notare le dinamiche di alcuni paesi europei: nel confronto tra il 2006 e il 2011, l’Italia passa dal 17° al 24° posto in classifica (chissà dove saremo, visti i tempi, a fine 2012!); la Francia dal 16° al 20°, La GB dal 18° al 28°, il Portogallo dal 28° al 41° e la Grecia dal 24° al 29°. Strani i dati USA che passa dall’8° al 4°; guadagna quattro posizioni all’interno di una recessione epocale(non sarà che “controllando” l’ONU,  ne controllano anche i dati?) e quello del Brasile, rispettivamente dal 69° al 84°, visto che sotto il governo Lula, non solo ha avuto una crescita economica senza precedenti , ma ha  anche migliorato il tasso di alfabetizzazione, la redistribuzione di terre, i servizi sociali, ecc E’ presumibile che qui centri lo sviluppo sostenibile: la foresta amazzonica scompare a ritmi vertiginosi :nell’arco di un solo anno - il 2004 - sono stati distrutti 2,7 milioni di ettari di foresta amazzonica brasiliana (una superficie equivalente a quella del Belgio).

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