Da tutta Italia contro l’apertura dei cantieri TAV. Settantamila manifestanti, settemila per la questura. La difesa dei beni comuni, il territorio e 22 miliardi di euro dei contribuenti italiani previsti per l’opera, ci inducono a diverse riflessioni.
Il territorio del magentino con i cantieri e la TAV partiti da tempo, rappresenta un esempio dello stravolgimento provocato da queste grandi opere a ridosso del Parco del Ticino e dei centri abitati. L’aspetto più evidente è quello viabilistico. Per ripristinare le connessioni tagliate dall’imponente tratta ferroviaria sono sorte nuove strade in zone precedentemente agricole. Rotonde, svincoli, sovrappassi hanno generato confusione negli automobilista e tagliato letteralmente fuori dal traffico ciclisti e anziani ai quali sono mancati gli abituali punti di riferimento.
Strade, ferrovie, ponti hanno creato cantieri e aree di cantiere. Che fine hanno fatto al termine dei lavori? L’articolo dell’Espresso del 29 maggio 2008 , spiega appunto le relazioni che intercorrono tra grandi opere e criminalità organizzata al fine di smaltire illegalmente rifiuti (ben sette cantieri sono stati messi sotto sequestro per questo motivo nella nostra zona!). Nei quartieri a ridosso della TAV gli abitanti per il frastuono non dormono più la notte. Le opere di mitigazione per la tutela del rumore e delle vibrazioni non sono state realizzate.
Un esempio è ad Arluno nella zona di via SS Gervaso e Protaso.Problemi ci sono stati anche nell’interruzione dello scorrimento dell’acqua di prima falda, quella che va ad alimentare i fontanili che sono storia, orgoglio e un importante ecosistema da tutelare del nostro territorio.
L’ impegno da parte di tutti a non abbassare la guardia per tutelare il diritto a vivere in un ambiente salubre è un aspetto imprescindibile. Per non ripetere sempre gli stessi errori. Si dovrebbero impiegare i 22 miliardi previsti per la Val Susa in opere di risanamento del territorio italiano, già pesantemente dissestato.
La Redazione
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