Motto

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.-B.Brecht

venerdì 15 luglio 2011

IL TAV NEL MAGENTINO: UNA STORIA A LIETO FINE?


La vicenda del TAV nel magentino porta ancora oggi degli strascichi e delle conseguenze di cui non tutti ci accorgiamo. Di TAV nel nostro territorio, tratta Milano-Torino, si cominciò a parlare dai primi anni novanta e, ad oggi, non proprio tutto si è concluso per il meglio.
Abbiamo incontrato Antonio Oldani, per anni assessore e vice-sindaco del comune di Sedriano, al quale abbiamo posto qualche domanda.
Diversi Orizzonti: Antonio, come ha inizio la vicenda del TAV nel nostro territorio e qual'è stata la posizione del tuo comune in proposito?
Antonio Oldani: La prima proposta che è circolata fra i comuni interessati dal progetto consisteva in una linea retta rossa tracciata su una mappa tra Milano e Torino. Non si teneva conto di case, scuole cascine, di niente. Il nostro comune, assieme agli altri, reagirono immediatamente rifiutando l'opera. Non ci opponemmo solamente per l'impatto che l'infrastruttura avrebbe avuto sul territorio, ma anche in funzione dell'utilità della stessa. Perchè non è vero che avrebbe portato posti di lavoro, che avrebbe alleggerito il trasporto su gomma, che l'impatto ambientale sarebbe stato positivo e perchè tutti i denari necessari erano a totale carico dello Stato, cioè di noi tutti. A proposito abbiamo preso a riferimento un documento del prof Angelo Tartaglia del Politecnico di Torino che dimostrava l'inutilità dell'opera. Ricordo che solo per la nostra tratta sono stati spesi qualcosa come 70 milioni di euro al chilometro.
D.O.: Sono state praticate azioni di resistenza da parte dei comuni?E come si è evoluta la situazione?
A.O.: Si. In tutte le sedi possibili. Si sono costituiti anche diversi comitati locali contro l'alta velocità e organizzato assemblee pubbliche di informazione. Addirittura siamo arrivati a occupare alcune stazioni come Vanzago, Rho, Vittuone e Magenta. Abbiamo fatto delegazioni al Ministero dei Trasporti a Roma, composte da sindaci leghisti del Veneto e altri, principalmente di centro sinistra, della nostra zona. Ma con il Governo D'Alema venne impartita la direttiva a tutti i sindaci di area DS di fermare le proteste contro “l'opera pubblica del secolo”. Da quel momento la lotta finì, quasi tutti i sindaci si accodarono in Regione per chiedere contropartite, tra cui una metropolitana leggera sulla linea storica che non venne accolta. Pregnana per esempio chiese e ottenne la stazione ferroviaria che a vederla oggi sembra una cattedrale nel deserto. Sedriano e Rho furono gli unici due comuni che si opposero sino all'ultimo. Addirittura facemmo ricorso all'Unione Europea nel 2001 perchè ci accorgemmo che non erano state fate gare pubbliche per l'aggiudicazione dei lavori, così l'UE inflisse una multa salatissima al governo Berlusconi dell'epoca. Ma grazie a questo ricorso finalmente si cominciarono a fare gare pubbliche per i lavori della tratta.
D.O.:Quali compensazioni ha lasciato al comune di Sedriano il TAV?
A.O.: In termini di compensazione non ha lasciato niente, a parte le barriere dovute per legge, in alcune zone non completate, e un piccolo sottopasso per gli animali. La pista ciclabile è contestata dai ciclisti perchè ad oggi non tutti i tratti sono agibili.
D.O.: Come vedi la lotta della Valsusa in relazione a quello che avvenne da noi qualche anno fa?
A.O.: Se i nostri sindaci all'epoca non avessero mollato il colpo ora la loro lotta avrebbe più forza. Non sono d'accordo con gli scontri, credo che sia l'estrema ratio di una vicenda che non si riesce a controllare. Tutti i partiti mentono sull'utilità dell'opera, che porta posti di lavoro, che serve all'economia... I No TAV dovrebbero andare a Roma sotto Montecitorio e le sedi di PD e IDV, quelli che rappresentano il cambio del vento, sono gli stessi che hanno promosso gli scempi.

Greg Bonetti

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