A proposito di arte e comunità
Pezzo
scritto dallo stesso Chinua Achebe per il New
Statesman
del 9 febbraio 1990 (estratto),
riproposto da M.Petrillo durante la trasmissione
Alaska di Radio Popolare 22 marzo 2013Poco meno di due anni fa, sono stato uno di una dozzina di ospiti, ad un simposio di scrittori stranieri a Dublino. Il tema generale scelto, credo, dal romanziere Anthony Cronin, era "La letteratura come celebrazione." Alcuni dei miei colleghi sembravano avere difficoltà con questo tema. Da parte mia, lo trovavo quasi perfetto: rendeva in una forma semplice di parole una verità sull'arte che si accordava con la mia eredità tradizionale e soddisfaceva il mio gusto personale. Un editorialista si è rivolto a me come all'uomo che ha inventato la letteratura africana. Ho colto l'occasione che mi ha dato il simposio per dissociarmi da quel giudizio, sicuramente accompagnato da buone intenzioni, ma che considero blasfemo. Il mio rifiuto è dovuto piuttosto ad un tabù artistico tra la mia gente, gli Igbo della Nigeria, il divieto, a pena di essere finito piuttosto rapidamente dagli dèi, di mettere la mano della proprietà individuale anche sul più piccolo elemento in questa impresa comune di creatività.
Offro questo a voi come un’illustrazione della mia eredità pre-coloniale dell'arte, come celebrazione della mia realtà: di arte nella sua dimensione sociale, del potenziale creativo in ognuno di noi e della necessità di esercitare questa energia latente in continuazione, nell’espressione artistica, sociale e collettiva, in opere e imprese cooperative.[…]
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