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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.-B.Brecht

giovedì 2 agosto 2012

MILANO. Servizi per il lavoro e la formazione privatizzati? Sì per la Giunta Podestà, modello Formigoni. No per i lavoratori e non ci sta Pisapia.



Fare affari con i servizi per i disoccupati? Da anni succede, con le Agenzie private per il lavoro, che ovviamente si limitano a offrire servizi che danno utili. Lo può fare una pubblica amministrazione? Sì, secondo la Giunta Podestà, da tre anni alla guida della Provincia di Milano, anche se non esistono norme al riguardo e la recente sentenza della corte costituzionale sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali lo escluderebbe.
No, secondo i lavoratori della Provincia di Milano riuniti in assemblea giovedì scorso. E no per la Giunta Pisapia, visto che nel proprio programma è previsto l’ingresso al 50% nelle Afol pubbliche.
L’obiettivo della Giunta Podestà è di trasformare l’Afol Milano (azienda speciale pubblica, che gestisce centri per l’impiego e di formazione professionale, CPI e CFP) in una Srl a capitale pubblico/privato; a seguire le altre Afol della provincia. Si tratta di una privatizzazione sul modello lombardo caro a Formigoni: “controllo privato delle risorse pubbliche”. Per ora il blitz estivo è rientrato, nonostante il parere positivo dalla maggioranza Pdl-Lega nelle commissioni competenti, e la decisione del Consiglio provinciale è rinviata a settembre.


Due i paradossi più evidenti della proposta della Giunta Podestà. La privatizzazione è in contrasto con il Programma di mandato 2009-2014 (fonte normativa vincolante), che prevede la revoca della esternalizzazione avvenuta dal 2008 e il ritorno alla gestione diretta. La natura lucrativa di una società di capitali (di cui peraltro non si definiscono capitale sociale, organi, soci privati) è incompatibile con servizi senza rilevanza economica (gratuiti per convenzione internazionale).

La questione è calda. Circa 400 i lavoratori coinvolti: la privatizzazione (irreversibile) mette a rischio il loro posto di lavoro e per di più dovranno pagare la “ricongiunzione onerosa” dei contributi pensionistici. Oltre 3 milioni di euro annui il valore economico dell’attività delle Afol, ma sono centinaia i milioni che la Regione destina agli interventi per lavoro e formazione. I lavoratori sono in agitazione: quelli dell’Afol Milano hanno già scioperato il 2 luglio. I sindacati sono preoccupati e si preparano alla mobilitazione, anche se appaiono poco determinati (solo un comunicato di Camera del Lavoro e Fp-Cgil sulla questione) poiché all’interno di Cisl e Uil qualcuno pare “disponibile” alla Srl. La Regione tace, anche se il consigliere Pd Francesco Prina ha presentato un’interrogazione in merito. In Provincia, forte presa di posizione contro la privatizzazione da parte del consigliere Prc, Massimo Gatti, e anche il Pd non accetta il diktat di Podestà. I Comuni della provincia (consorziati nelle Afol) finora sono stati esclusi dalla discussione; il solo Comune di Milano ha finora incontrato i rappresentanti della Provincia e vorrebbe un tavolo cui partecipi anche la Regione.

Ma la vicenda tornerà dirompente dopo l’estate. Si giocano almeno due partite.
Sul “mercato del lavoro”, che mercato non è poiché “il lavoro non è una merce” (OIL, 1944). A fronte di un diritto al lavoro sancito dalla Costituzione, deboli sono i doveri assunti dallo Stato. In ingresso, il collocamento è stato sostituito da politiche attive del lavoro poco efficaci. In uscita, la tutela contro i licenziamenti ingiusti è stata indebolita. Se i privati entreranno nella gestione di servizi pubblici sensibili come CPI e CFP (per ora il tentativo di Milano è unico in Italia), non sarà più garantita una democratica allocazione delle risorse destinate a chi cerca lavoro e la filosofia degli interventi sociali sarà piegata alla logica lucrativa. Se ciò avverrà, sarà anche per l’attuale confusione legislativa: la materia del lavoro vede la concorrenza normativa di Stato e Regioni.
Sul riassetto istituzionale, che vedrà svuotato il ruolo delle Province. Le funzioni amministrative su lavoro e formazione che la Regione ha affidato alla Provincia di Milano dovrebbero andare alla Città metropolitana. Ma in Lombardia, e a Milano, è in atto un terremoto politico-sociale e una lotta tra poteri dall’esito non scontato.

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