Fare affari con i servizi per i disoccupati? Da anni
succede, con le Agenzie private per il lavoro, che ovviamente si limitano a
offrire servizi che danno utili. Lo può fare una pubblica amministrazione? Sì,
secondo la Giunta Podestà, da tre anni alla guida della Provincia di Milano,
anche se non esistono norme al riguardo e la recente sentenza della corte costituzionale
sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali lo escluderebbe.
No, secondo i lavoratori della Provincia di Milano riuniti
in assemblea giovedì scorso. E no per la Giunta Pisapia, visto che nel proprio
programma è previsto l’ingresso al 50% nelle Afol pubbliche.
L’obiettivo della Giunta Podestà è di trasformare l’Afol
Milano (azienda speciale pubblica, che gestisce centri per l’impiego e di
formazione professionale, CPI e CFP) in una Srl a capitale pubblico/privato; a
seguire le altre Afol della provincia. Si tratta di una privatizzazione sul modello lombardo caro a Formigoni: “controllo
privato delle risorse pubbliche”. Per ora il blitz estivo è rientrato,
nonostante il parere positivo dalla maggioranza Pdl-Lega nelle commissioni
competenti, e la decisione del Consiglio provinciale è rinviata a settembre.
Due i paradossi più evidenti della proposta della Giunta
Podestà. La privatizzazione è in contrasto con il Programma di mandato
2009-2014 (fonte normativa vincolante), che prevede la revoca della esternalizzazione avvenuta dal 2008 e il
ritorno alla gestione diretta. La natura lucrativa di una società di capitali
(di cui peraltro non si definiscono capitale sociale, organi, soci privati) è
incompatibile con servizi senza rilevanza economica (gratuiti per convenzione internazionale).
La questione è calda. Circa 400 i lavoratori coinvolti: la
privatizzazione (irreversibile) mette a rischio il loro posto di lavoro e per
di più dovranno pagare la “ricongiunzione onerosa” dei contributi pensionistici.
Oltre 3 milioni di euro annui il valore economico dell’attività delle Afol, ma
sono centinaia i milioni che la Regione destina agli interventi per lavoro e
formazione. I lavoratori sono in agitazione: quelli dell’Afol Milano hanno già
scioperato il 2 luglio. I sindacati sono preoccupati e si preparano alla
mobilitazione, anche se appaiono poco determinati (solo un comunicato di Camera
del Lavoro e Fp-Cgil sulla questione) poiché all’interno di Cisl e Uil qualcuno
pare “disponibile” alla Srl. La Regione tace, anche se il consigliere Pd
Francesco Prina ha presentato un’interrogazione in merito. In Provincia, forte
presa di posizione contro la privatizzazione da parte del consigliere Prc,
Massimo Gatti, e anche il Pd non accetta il diktat di Podestà. I Comuni della
provincia (consorziati nelle Afol) finora sono stati esclusi dalla discussione;
il solo Comune di Milano ha finora incontrato i rappresentanti della Provincia
e vorrebbe un tavolo cui partecipi anche la Regione.
Ma la vicenda tornerà dirompente dopo l’estate. Si giocano
almeno due partite.
Sul “mercato del lavoro”, che mercato non è poiché “il lavoro non è una merce” (OIL, 1944).
A fronte di un diritto al lavoro sancito dalla Costituzione, deboli sono i
doveri assunti dallo Stato. In ingresso, il collocamento è stato sostituito da
politiche attive del lavoro poco efficaci. In uscita, la tutela contro i
licenziamenti ingiusti è stata indebolita. Se i privati entreranno nella
gestione di servizi pubblici sensibili come CPI e CFP (per ora il tentativo di
Milano è unico in Italia), non sarà più garantita una democratica allocazione
delle risorse destinate a chi cerca lavoro e la filosofia degli interventi sociali
sarà piegata alla logica lucrativa. Se ciò avverrà, sarà anche per l’attuale
confusione legislativa: la materia del lavoro vede la concorrenza normativa di
Stato e Regioni.
Sul riassetto istituzionale, che vedrà svuotato il ruolo
delle Province. Le funzioni amministrative su lavoro e formazione che la
Regione ha affidato alla Provincia di Milano dovrebbero andare alla Città
metropolitana. Ma in Lombardia, e a Milano, è in atto un terremoto
politico-sociale e una lotta tra poteri dall’esito non scontato.
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