Il centro-destra implode. Il “grande centro” non sfonda. “Lo
smottamento in corso non risparmia neanche il centro-sinistra e in particolare
il PD… quando tutti scendono, chi perde di meno appare vincitore. Se più
correttamente, facciamo il conto in valori assoluti, confrontando i voti 2012
con quelli del 2007, vediamo che anche nel caso del PD l’emorragia è in corso”
(M. Revelli).In molti comuni il centro-sinistra vince, ma con meno voti di 5
anni fa. Da qui sembra evidente che la vittoria del C.S. non scaturisce (in
generale, si badi bene) da meriti propri, da un progetto politico condiviso, ma
piuttosto dai demeriti altrui ( e come non poteva esser e diversamente dopo il
museo degli orrori berlusconiano e leghista?). Un indicatore della grande
confusione politica che regna in questa fase è la frammentazione dei partiti e
delle liste civiche; tre esempi da Nord a Sud rendono l’idea: ad Alessandria
alle amministrative si sono presentate 34 liste di cui 19 civiche, a Frosinone,
rispettivamente 27 e 16, a Trani 25 e 13.
Oltre a ciò, con
il 50% di astensionismo, il risultato meno evidente ai tanti acuti osservatori
politici, è il rafforzamento dell’esecutivo Monti; alla perdita di forza (spinta
al cambiamento interno ed esterno) e credibilità del sistema dei partiti a
livello sociale, si accompagna una
accresciuta debolezza a livello istituzionale. Quando si è costituito il
governo dei tecnici, che ha preso in ostaggio i maggiori partiti italiani, ogni
forma di parvenza di democrazia era già morta. Berlusconi e il suo comitato
d’affari, a colpi di fiducia e di mano,
avevano già attuato un salto epocale: estromesso parlamento, sindacati e qualsiasi forma di
opposizione, da ogni forma e sostanza, diciamo pure parvenza, di democrazia. Ne
consegue che Monti, al di là di proclami e finte contrapposizioni dei
partiti che sostengono il governo, non
ha opposizione (lo abbiamo visto chiaramente
per la riforma delle pensioni). Questo ad un anno dalle politiche ma
soprattutto in un momento cruciale: a giorni sarà varata la riforma del mercato
del lavoro, la modifica dell’art 81 della Costituzione, l’attacco al pubblico
impiego e quant’altro. Chi avrà la forza di opporsi? All’orizzonte il nulla. Il
sindacato indebolito da anni di attacchi concertati, un PD con evidenti e forti
tensioni interne, il movimento 5 stelle con le prime contraddizioni intestine,
la sinistra , tutta da ricostruire. Sotto il peso della crisi si intravedono le
prime forme autonome di riappropriazione di spazi, linguaggi, pratiche (Teatro
Valle, Macao, ecc) ma restano, anche se importanti esempi del possibile, pur
sempre fatti marginali. In Grecia, nella più spaventosa crisi economico-sociale
che il Paese ricordi, in molte realtà di paese e cittadine, l’unica risposta
possibile, non è stata una chiusura individualistica, ma forme di socialità e
collettività nuove, unici strumenti sociali di resistenza. Quanto siamo lontani
dalla situazione greca, dato che molti economisti non di parte, intravedono una
ripresa intorno al 2017? Che tipo di ripresa, vista l’emorragia continua di
posti di lavoro? In questa situazione fluida, magmatica, tutto sembra
possibile, anche derive autoritarie.
Non migliore la situazione a livello locale e territoriale:
se il centro-sinistra e la sinistra non sono più punti di riferimento così
certi, si va in ordine sparso. Se non sono più portatori di un modello di
società altro, le partite si giocheranno nelle capacità dei nuovi
amministratori di motivare, movimentare, attivare, forme di democrazia dal basso, in un rapporto
dialettico con i propri elettori, allargando l’area di consenso e di
partecipazione attiva democratica. Modello per le altre realtà territoriali, con la consapevolezza che il territorio non è
la realtà comunale isolata, ma
interdipendente. Perseguire una decisa rottura con le pratiche di disequilibrio
praticate nell’ultimo ventennio, significa ripensare al territorio come
prodotto storico-sociale delle trasformazioni attuate in equilibrio con
l’ambiente e non come merce e fonte di profitto. Questa è la sfida fondamentale
e imprescindibile, difficile sicuramente ma non impossibile. Pena il ritorno
all’uguale, all’indistinto, al mare magnum del tutto identico.
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