Motto

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.-B.Brecht

venerdì 25 maggio 2012

Mare magnum


Il centro-destra implode. Il “grande centro” non sfonda. “Lo smottamento in corso non risparmia neanche il centro-sinistra e in particolare il PD… quando tutti scendono, chi perde di meno appare vincitore. Se più correttamente, facciamo il conto in valori assoluti, confrontando i voti 2012 con quelli del 2007, vediamo che anche nel caso del PD l’emorragia è in corso” (M. Revelli).In molti comuni il centro-sinistra vince, ma con meno voti di 5 anni fa. Da qui sembra evidente che la vittoria del C.S. non scaturisce (in generale, si badi bene) da meriti propri, da un progetto politico condiviso, ma piuttosto dai demeriti altrui ( e come non poteva esser e diversamente dopo il museo degli orrori berlusconiano e leghista?). Un indicatore della grande confusione politica che regna in questa fase è la frammentazione dei partiti e delle liste civiche; tre esempi da Nord a Sud rendono l’idea: ad Alessandria alle amministrative si sono presentate 34 liste di cui 19 civiche, a Frosinone, rispettivamente   27 e 16, a Trani 25 e 13. 
Oltre a ciò, con il 50% di astensionismo, il risultato meno evidente ai tanti acuti osservatori politici, è il rafforzamento dell’esecutivo Monti; alla perdita di forza (spinta al cambiamento interno ed esterno) e credibilità del sistema dei partiti a livello sociale,  si accompagna una accresciuta debolezza a livello istituzionale. Quando si è costituito il governo dei tecnici, che ha preso in ostaggio i maggiori partiti italiani, ogni forma di parvenza di democrazia era già morta. Berlusconi e il suo comitato d’affari, a colpi di fiducia e di mano,  avevano già attuato un salto epocale: estromesso  parlamento, sindacati e qualsiasi forma di opposizione, da ogni forma e sostanza, diciamo pure parvenza, di democrazia. Ne consegue che Monti, al di là di proclami e finte contrapposizioni dei partiti  che sostengono il governo, non ha opposizione (lo abbiamo visto chiaramente  per la riforma delle pensioni). Questo ad un anno dalle politiche ma soprattutto in un momento cruciale: a giorni sarà varata la riforma del mercato del lavoro, la modifica dell’art 81 della Costituzione, l’attacco al pubblico impiego e quant’altro. Chi avrà la forza di opporsi? All’orizzonte il nulla. Il sindacato indebolito da anni di attacchi concertati, un PD con evidenti e forti tensioni interne, il movimento 5 stelle con le prime contraddizioni intestine, la sinistra , tutta da ricostruire. Sotto il peso della crisi si intravedono le prime forme autonome di riappropriazione di spazi, linguaggi, pratiche (Teatro Valle, Macao, ecc) ma restano, anche se importanti esempi del possibile, pur sempre fatti marginali. In Grecia, nella più spaventosa crisi economico-sociale che il Paese ricordi, in molte realtà di paese e cittadine, l’unica risposta possibile, non è stata una chiusura individualistica, ma forme di socialità e collettività nuove, unici strumenti sociali di resistenza. Quanto siamo lontani dalla situazione greca, dato che molti economisti non di parte, intravedono una ripresa intorno al 2017? Che tipo di ripresa, vista l’emorragia continua di posti di lavoro? In questa situazione fluida, magmatica, tutto sembra possibile, anche derive autoritarie.
Non migliore la situazione a livello locale e territoriale: se il centro-sinistra e la sinistra non sono più punti di riferimento così certi, si va in ordine sparso. Se non sono più portatori di un modello di società altro, le partite si giocheranno nelle capacità dei nuovi amministratori di motivare, movimentare, attivare,  forme di democrazia dal basso, in un rapporto dialettico con i propri elettori, allargando l’area di consenso e di partecipazione attiva democratica. Modello per le altre realtà territoriali,  con la consapevolezza che il territorio non è la realtà comunale isolata,  ma interdipendente. Perseguire una  decisa  rottura con le pratiche di disequilibrio praticate nell’ultimo ventennio, significa ripensare al territorio come prodotto storico-sociale delle trasformazioni attuate in equilibrio con l’ambiente e non come merce e fonte di profitto. Questa è la sfida fondamentale e imprescindibile, difficile sicuramente ma non impossibile. Pena il ritorno all’uguale, all’indistinto, al mare magnum del tutto identico.

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