Motto

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.-B.Brecht

martedì 7 febbraio 2012

Cosa fa Mario Monti e cosa poteva fare (ma non farà).

Una volta gli italiani potevano scegliere: “mari o monti”. Oggi i grandi media e i maggiori partiti ritengono che non ci sia scelta: o mangi questa minestra (Mario Monti) o ti butti dalla finestra.

Il “non buonista” Monti avanza come un caterpillar, con chiari in testa due obiettivi principali.

Il primo obiettivo è già raggiunto: il sistema pensionistico pubblico, che era in grado di assicurare una vita dignitosa a tutti, è stato demolito. Va ricordato che Monti è il presidente europeo della Trilateral Commission (un ristretto circolo internazionale privato - fondato negli anni ’70 da facoltosi uomini d’affari, politici e intellettuali - con lo scopo di elaborare proposte di cooperazione tra Usa, Europa e Giappone), la quale già negli anni ’80 reclamava l’eliminazione o almeno il ridimensionamento delle pensioni pubbliche a vantaggio del “libero mercato”, cioè delle assicurazioni private. Monti ha agito di conseguenza.


Il nuovo sistema pensionistico italiano a regime potrà erogare, dopo i 70 anni d’età, al massimo la metà dello stipendio per quei pochi con un lavoro full-time che avranno versato 45 anni di contributi. Questi fortunati, che riusciranno a pagarsi così oltre 20 anni di pensione, ne beneficeranno solo parzialmente: un lavoratore (vita media 79 anni) per 9 anni, una lavoratrice (età media 84 anni) per 14 anni. I molti che sperimenteranno il lavoro precario godranno solo di una pensione minima, insufficiente per una vita dignitosa.

Così, alla fine di un trentennio in cui le retribuzioni degli italiani sono passate dalle più alte alle più basse in Europa, l’Italia è ora diventata l’esempio da seguire per affossare il “modello sociale” europeo (stato sociale e previdenza assicurata a tutti). Resterebbe l’attacco alla sanità pubblica e alla gestione pubblica dei beni comuni (acqua, energia, servizi pubblici). Monti ci sta provando, ma il secondo obiettivo principale è il mercato del lavoro.

“Il lavoro non è una merce” recita l’art. 1 della dichiarazione OIL (organizzazione internazionale del lavoro, dell’Onu) del 1944. Invece Monti reclama proprio questo: con lo stravolgimento dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, il lavoratore sarà licenziabile facilmente. Così sparirà di fatto il contratto di lavoro a tempo indeterminato, i lavoratori diventeranno una merce “usa e getta”, i dipendenti statali saranno licenziati in massa per ridurre la spesa pubblica.

Se crescita arriverà, sarà a vantaggio di pochi e con un Italia in serie B. Ne conseguirà un aumento insopportabile delle diseguaglianze, che – prima o poi – presenteranno il conto a quella “aristocrazia finanziaria internazionale” di cui Monti fa parte.



Quando la sinistra moderata se ne renderà conto? Intanto, rifletta sul seguente elenco di semplici proposte riformiste che un nuovo governo avrebbe dovuto fare e, si può scommettere, Monti non farà.

1.      estendere l’Ici alle proprietà della Chiesa (il 20% del totale degli immobili)

2.      abbattere i privilegi fiscali di banche e grandi gruppi

3.      rendere conveniente, perché deducibile, richiedere lo scontrino fiscale

4.      tassare le rendite finanziarie al pari dei redditi

5.      assegnare le frequenze tv senza privilegi e con nuove entrate per lo Stato

6.      legge sul conflitto d’interesse

7.      reddito minimo e riordino ammortizzatori

8.      previdenza ai lavoratori precari

9.      scioglimento degli ordini professionali

10.  più cariche: un solo stipendio, una sola pensione

11.  ridurre le spese militari

12.  piano occupazione giovani



Giobbe

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