Motto

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.-B.Brecht

domenica 23 ottobre 2011

SCENARI FUTURI

L’accaparramento di minerali strategici e fonti di energia hanno caratterizzato le politiche economiche e militari dei paesi del Nord del mondo (USA, Canada, Giappone , Europa e altri) per tutto il secolo scorso,  con scenari tuttora aperti.  Pur disponendo di ingenti giacimenti, molti di questi paesi hanno accumulato riserve strategiche, in vista di eventuali crisi economiche o esaurimenti futuri. Ovviamente a danno dei paesi del Sud del mondo, provocando guerre, carestie, migrazioni, impoverimento generalizzato.
Non solo petrolio e gas, ma minerali come il molibdeno, il niobio, il coltan,  strategico per la produzione di chips, telefonini, fibre ottiche, industria aerospaziale, visori notturni, il cui maggior produttore mondiale è il Congo, dilaniato per anni da una guerra che utilizzava la vendita del prezioso minerale per comprare armi, contrapponendo gruppi ribelli e Stati  (Uganda, Ruanda , Burundi) “alleati” degli USA. Ma le forme del neo-colonialismo mutano,  si “evolvono” , tanto che negli ultimi anni assistiamo al fenomeno del land grabbing, ossia l’accaparramento di terra,  che nel prossimo futuro, insieme all’acqua, costituirà l’investimento economico strategico. Ha iniziato l’Arabia Saudita, che navigando sul petrolio ma disponendo di scarse risorse alimentari, ha comprato immensi appezzamenti di terreno in Zambia e in Tanzania per coltivare cereali.
La cosa non poteva certo sfuggire ai cinesi, sempre in cerca di risorse alimentari (a causa degli elevati indici di crescita demografica) e minerarie (per sostenere la fame di energia della economia cinese). Pechino ha quindi dato il via a un vero e proprio rastrellamento di terreni su scala mondiale. 80.400 ettari di terra acquistati in Russia, 43.000 in Australia, 70.000 in Laos, 7.000 in Kazakhstan, 5.000 a Cuba, 1.050 in Messico. Ma il boom Pechino lo ha fatto in Africa. 2.800.000 ettari in Congo, 2.000.000 di ettari in Zambia, 10.000 in Camerun, 4.046 in Uganda e solo 300 ettari (ma siamo all’inizio) in Tanzania. Dove Pechino non può acquistare…. affitta.  Il bello è che i terreni non vengono solo coltivati ma forniscono anche immense risorse minerarie che chiaramente Pechino sfrutta a man bassa senza alcun ritorno per le popolazioni locali, sfruttando a volte condannati ai lavori forzati. L’India ha acquistato in Argentina 614000 ha, in Etiopia 370000 ha, nel Madagascar 232000 ha .La crisi finanziaria, climatica, energetica e alimentare ha spinto tutti, non solo a diversificare gli investimenti, ma a mirare verso quelli con profitti futuri sicuri: le grandi multinazionali dell’agribussines per la produzione di biocarburanti, le società finanziarie che vedono nella terra ricavi sempre più alti e garantiti. Se i migliori terreni vanno nelle mani di questi soggetti, se la terra è sempre più privatizzata e concentrata nelle mani di pochi, cosa rimane ai piccoli produttori, oltre all’aumento del prezzo, alla scarsità di cibo, ai disastri ambientali?  Nemmeno tutelati dalla Banca Mondiale (in violazione del suo stesso mandato) che sta favorendo gli investitori attraverso prestiti ad hoc e assicurazioni contro le perdite, cercando di persuadere i governi del Sud a modificare le proprie Leggi sulla proprietà della terra. Inventandosi poi i “Principi di investimento agricolo responsabile”, ovvero sette principi volontari a cui gli investitori possono decidere di attenersi quando stanno acquistando ampie porzioni di terra agricola. La risposta all’interrogativa di sopra è: l’emigrazione! Come farlo capire ai leghisti e nuovi razzisti che gli scenari futuri saranno ancora più drammatici, e soprattutto,  le migrazioni, inarrestabili? E’ possibile che capiscano la differenza tra cause ed effetti? Ma soprattutto, potranno una volta intuire che gli africani, asiatici, sud-americani “ non sono padroni a casa loro”?

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