Motto

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.-B.Brecht

domenica 11 settembre 2011

VALORIZZIAMO LA RINASCITA DEL MUNICIPALISMO ITALIANO

L’appello di A. Magnaghi e  L. Carle# arriva in un momento cruciale di deriva democratica. La “rivolta” dei sindaci e amministratori locali, contro il decreto finanziario del Governo per tagliare i Comuni al di sotto dei
1000 ab, logica solo quantitativa e non qualitativa, ripropone   importanti riflessioni. Nell’appello si parla del: ” ruolo di presidio della democrazia nei suoi
aspetti comunitari, che la tradizione dei comuni italiani può ancora svolgere”. Duemila piccoli comuni, aree dello spopolamento collinare e montano (1,5
Milioni di abitanti) alla ricerca di : “nuovi equilibri socio-economici e culturali del dopo sviluppo industriale delle pianure”. Il loro ruolo insostituibile per la democrazia, delle istituzioni di prossimità agli abitanti, tanto più in una fase di allontanamento da tutte le decisioni del governo centrale. “Allontanamento dei sistemi economici finanziari dai luoghi di produzione e riproduzione della vita”” e di conseguenza, “ la rivalutazione delle comunità reali degli abitanti, dei patrimoni territoriali come beni comuni” Ed ancora, proprio dai piccoli comuni: “ il ruolo della gestione dei beni comuni territoriali nell’economia, può divenire indicazione strategica per il futuro di nuovi equilibri socio economici dell’intero paese”. Come non pensare alla resistenza dei  comuni della Val di Susa? Per i relatori, giustamente, i comuni sono: “unica realtà politica, non sovrastrutturale, ma intrinseca, che radica appartenenze, cultura locale, specificità”, prodotto storico ma anche integrazione. Siamo ben lontani, naturalmente, come spessore culturale, dagli sloogan e dalle parole vuote della Lega nord, e dalla sua prassi politica.
Siamo lontani dalla logica del comuni-azienda  che caratterizza la maggioranza degli enti locali del magentino.  Si dirà che questi sono sovradimensionati ma non mancano le buone amministrazioni. Sono sovradimensionati per scelte storico-politiche. L’asse della ex Statale 11, sta saldando, conurbando i paesi (tra poco quartieri) a Milano, senza soluzione di continuità, oggi periferia ovest della città.
Supermercati, centri commerciali, capannoni industriali e deposito merci, interi nuovi quartieri e strade, stanno assestando gli ultimi colpi mortali. Miopia, mancanza di progetto e lungimiranza, incapacità e appetiti di amministratori, poteri forti, stanno facendo diventare questo territorio un non-luogo, privo di identità, unicità, “carica simbolica” e di potenzialità. Ripensare oggi ad un nuovo modello di sviluppo, alla democrazia partecipata, ci permetterebbe, almeno, di conservare, rivalutare,  l’esistente. C’è né di strada da fare, ma come dice un vecchio proverbio: “ il lungo viaggio inizia dal primo passo”.
# Ordinario di pianificazione territoriale Firenze
  Docente di antropologia storica degli insediamenti umani Fi

1 commento:

  1. Assai interessante il post che ricade nel solco già anticipato da alcuni articoli precedenti ove proponevo un modello di sviluppo non alternativo bensì realista. Basta guardarsi intorno e osservare, ormai anche da non addetto ai lavori, che la gestione del progetto urbanistico e più in generale di sviluppo del territorio, se fondata su criteri di assistenza al consumo non può avere alcun futuro ragionevolmente sostenibile. Anzi. Le realtà locali, in particolare in luoghi particolarmente complessi dal punto di vista orografico, sono essenza della conservazione delle tradizioni e, più in generale della integrità del paese. Non è possibile immaginare l'eliminazione delle piccole municipalità fondando tale scelta esclusivamente su motivazioni economiche. Come dire, meno insegnanti a scuola così si risparmia. E' questo il criterio?
    Robert.

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